lunedì 22 giugno 2009

Una domenica d`ordinaria follia

Durante la notte a Paolo Taradash è venuta una brillante idea: deberrlusconizzare una associazione che non è ancora nata e definire Berlusconi “il vizioso nanerottolo.
Il tutto partendo dalla constatazione che la lista civica è stato”il miglior risultato delle passate elezioni”.
Sullee ultime elezioni comunali a Livorno, credo sarebbe il caso di fare finalmente il punto.
Essendoci stato un forte astensionismo la vera analisi si fa in termini di voti assoluti.
Rispetto al 2004 i voti sono scesi da 104.321 a 96.833; abbiamo avuto 7.488 cittadini che hanno disertato le urne.
Il PD passa dai 42.330 voti DS+Margherita ai 37.614 con un saldo negativo di 4.716 voti.
Taradash come sindaco prende 26.472 voti contro i 22.617 di Guastalla. Sono 4.000 voti in più, ma la lista Taradash ha preso appena 200 voti in più di quella Guastalla e il PDL con 16.619 è di circa 300 voti sotto la somma di Forza Italia + AN del 2004, senza contare l’apporto dei partitini minori.
L’unico partito che cresce è la Lega che passa da 339 a 1.764 voti.
Evito di fare l’analisi degli altri partiti, cosa che sarebbe per’altro interessante.
E allora viene da chiedersi in che cosa consista il trionfalismo e l’invito a tentare fra cinque anni il colpaccio “tenendosi lontani dal PDL”.
Il problema è diverso e va individuato nella ricerca degli errori commessi, nella rimonta del PD, grazie ai sondaggi, alla individuazione dei punti di debolezza, alla capacità di mettervi rimedio, alla mobilitazione della base.
Sugli errori commessi ho già scritto nell’articolo comparso sul Tirreno; ma su lontananza dalla società civile, giovani, mondo religioso, del lavoro etc.. elitarismo (quasi tutto si è svolto al Palazzo e alla Baracchina rossa e bianca)credo ci sia poco da aggiungere.
Più che stare lontani dal PDL bisogna ricostruire un partito che al momento a Livorno non c’è, non ha dirigenti, non attrae i giovani, non haa rapporti con le partim più importanti e decisive della società civile, l’economia, la struttura socio-antropologica della citta.
Se mi si chiede un consiglio, avanzerei una proposta: “Studiare, studiare, studiare!”
E penso da ultimo che i soldi vadano spesi meglio e in modo più mirato. E poi come diceva Totò :"Siamo seri !".

Guido Guastalla.



Personalmente, questa proposta di deberlusconizzare un`associazione che deve ancora nascere, mi ha ricordato la "strategia" che mise in atto l`UDC e in particolare Tabacci e Follini alle elezioni del 2006.
La decisione di deberluconizzare il centro destra porto`, fondamentalmente, alla non vittoria di Prodi e del centro sinista, nonche`alla fuoriuscita dell`Udc dal centrodestra e la sua collocazione all`opposizione.
In attesa di tempi migliori in cui forse sara`possibile ricostituire una sorta di grande centro, in seguito alla spaccatura del Pd, o in seguito alla fuoriuscita di Berlusconi dalla politica, l`Udc si attesta a un`onorevole 6-8% senza alcuna possibilita` di governare da sola.
Ma se l`Udc ha comunque una sua dimensione, non si puo` dire altrimenti di Follini. L`on Follini creo` lo storico partito della "Terra di Mezzo", per poi confluire mestamente nel Pd.
I "deberluscanizzatori" livornesi, dovrebbero tener conto della recente storia politica del paese prima di avventurarsi nella terra di mezzo.

Alessandro.

Sapere e` potere

L’intervista di Zucchelli all’ignoto dirigente del PD, sicuramente proveniente dal vecchio glorioso partito comunista, è il resoconto e l’interpretazione di un piccolo capolavoro di strategia e tattica politica sul territorio. Forse in altri tempi ciò che è stato fatto non si sarebbe detto, così come Velardi, assessore al turismo della giunta Bassolino a Napoli, ed ex portavoce di D’Alema non avrebbe spiegato nel suo ultimo libro le raffinate tecniche per – dice lui – imbrogliare, cioè cambiare le schede elettorali. Probabilmente questi vecchi dirigenti – il cui nome per la frequentazione di quel partito in tempi lontani potrei azzardare – ritengono che gli avversari non siano così avveduti da farne tesoro.
Innanzitutto l’uso attento, intelligente e spregiudicato dei sondaggi, iniziati molto prima della campagna elettorale; poi la loro interpretazione approfondita e inoltre il non lasciarsi andare mai a facili ottimismi; infine il mettere in campo tattiche, diversivi e strategie spregiudicati, duri, adeguati e rapidi rispetto ai problemi che di volta in volta si presentano.
Mi meraviglio invece che Lamberti, un po’ ingenuamente, si meravigli della campagna diffamatoria nei suoi confronti: non se ne era mai accorto perché stava dall’altra parte della barricata: ma i comunisti questi metodi li hanno sempre usati in ossequio al detto che il fine giustifica i mezzi. Dopo aver detto che al ballottaggio non avrebbe mai votato per Cosimi, il nuovo PD ricordandosi del vecchio PCI ha subito impugnato l’ascia che involontariamente gli era stata porta e l’ha usata spregiudicatamente contro l’avversario Lamberti, delegittimandolo e affiancandolo all’odiato Berlusconi..
Geniali poi le contromosse militari sul terreno con lo schieramento di truppe e comandanti capaci di contrastare efficacemente e annullare le mosse avversarie; e allora il Mario Penco inviato nei quartieri nord, insieme a Del Corona e Susini, Terreni e Cantù (recuperato in extremis)e la Pampaloni, già vice di Susanna Mainardi, utilizzata in Corea per contrastare la vecchia dirigente passata al nemico Lamberti.
Si poteva pensare che la struttura organizzativa, la conoscenza sezione elettorale per sezione elettorale propria del vecchio partito fosse venuta meno insieme alla cultura e alla ideologia politica e culturale. E invece questa intervista conferma che se qualcosa è sopravvissuto è proprio l’aspetto organizzativo. D’altra parte, vedendo da vicino come si muove questa ringhiosa macchina da guerra, questo lato della realtà della struttura partitica, personalmente, lo avevo capito già da tempo. La difesa spasmodica sul piano politico, economico e sociale consistente di un di potere che permane da oltre sessant’anni doveva rendere accorti tutti i possibili assedianti del palazzo del governo locale circa la determinazione a difendersi con ogni mezzo.
Dice giustamente il ministro Matteoli che bisognerà lavorare senza sosta nel futuro; io aggiungerei che bisognerà lavorare per conoscere sempre più e sempre meglio la realtà socio-antropologica ed economica di questa città; realtà in continua evoluzione e cambiamento e quindi da aggiornare di volta in volta. In questo senso Livorno può rappresentare un vero e interessante laboratorio politico: si tratta di capire fino a che punto il blocco degli interessi che permette alla classe politica ed economica pubblica (partito, amministrazione, Compagnia portuali, Cooperative, Camera di Commercio, Ospedale e Sanità) di tenere in ostaggio e agganciata al proprio carro la categoria degli imprenditori e professionisti privati nella prospettiva di una mera conservazione dell’esistente sia possibile, nella prospettiva di una globalizzazione e concorrenza internazionale che non fa più sconti a nessuno, senza provocare un declino economico sempre più accentuato e un distacco di spezzoni di società civile, incluse le nuove generazioni: è su questo terreno che si giocherà il potere amministrativo di Livorno.
Diceva alla fine del XVI secolo il primo grande filosofo empirista e pragmatico, Francesco Bacone: “Il dominio dell’uomo consiste solo nella conoscenza: l’uomo tanto può quanto sa”.
Il PD livornese ha inoltre messo in pratica un decisivo insegnamento che un secolo e mezzo prima di Bacone, Niccolò Machiavelli, fondatore della scienza politica moderna, aveva indicato: è solo la potenza del mezzo che rende possibile la realizzazione del fine giusto. E’ questo il motivo per cui i profeti disarmati caddero in disgrazia.
E allora penso che nei prossimi anni chi vuole sfidare questa macchina da guerra, sia pure arrugginita e ansimante, dovrà anzitutto conoscerla e conoscere la città e i suoi meccanismi di crescita, di declino, di trasformazione, per evitare il destino di continuare ad essere sconfitti.

Guido Guastalla
Presidente Società aperta – Magna Carta

La delusione di una cittadina per un`occasione perduta

"Stavolta avevamo, credo in tanti, veramente sperato in in lieve cambiamento. Il degrado culturale, economico, ambientale di questa città era tale e tanto, le lamentele e le proteste tali e tante che si pensava si volesse almeno tentare di vedere cosa potesse fare un'altro tipo di governo locale.
Ma qui per ricorrere al buon Swift (un autore che amo molto) siamo tra gli Yahoos e niente potrà cambiare in meglio.
Personalmente, se non avessi una situazione familiare che me lo impedisce, Vito ed io saremmo fuggiti da un bel pezzo per altri lidi . Il popolo in democrazia è sovrano e quindi teniamoci gli Yahoos, ma spero vivamente che nessuno più osi lamentarsi sul Messaggero di S. Alessandro (senza alcuna offesa per quello originale di S. Antonio) perché tale è da un pezzo il giornale locale. Questo hanno deciso, questo si tengano (purtroppo per noi che ne avremmo fatto volentieri a meno).
Resta il fatto che qualcosa non torna, una sensazione che l'opposizione non avesse alcuna voglia di vincere (e non certo per i motivi che Sua Supponenza D'Alema ha sostenuto), una serie arcana di intrecci segreti, di consorterie, clientilismi di cui noi poveri mortali mai verremo a conoscenza.
Insomma per terminarla alla maniera del Gran Bardo: "Something is rotten in the state of Denmark....Pardon, in Livorno!".

Reazioni alle elezioni e i numeri di Livorno

Ieri, con i ballottaggi si è chiuso questo giugno elettorale.Gli ultimi risultati assegnano ulteriori successi al centrodestra, in particolare la provincia di Milano,Venezia, e in modo impensabile fino anche solo all`anno scorso Prato.
Tutto cio` nonostante il solito attacco poltico mediatico giudiziario nei confronti del premier Berlusconi.Quando parlo di attacco politico mediatico giudiziario,mi riferisco al fatto che, indipendentemente dalla fondatezza delle indagini nei confronti di Berlusconi, Massimo D`Alema ha chiaramente fatto capire di essere a conoscenza delle indagini e contemporaneamente si sta` gia` svolgendo un processo con condanna sui giornali di sinistra.
Comunque, prima di tutto siamo un`associazione di Livorno e per questo e` giusto commentare i risultati della nostra città.
Per fare spazo diamo spazio alle analisi di cittadini e protagonisti della politica livornese.


La seguente e` un`analisi del sig Franco Marini, incentrata sui numeri:
Proponiamo questo articolo per avere l'immagine reale di ciò che è successo a queste elezioni comunali a Livorno e partiamo dal presupposto che l'analisi del voto in termini percentuali sia uno dei più grandi inganni che media e addetti ai lavori protraggono ai danni dei cittadini.
La vera analisi dei dati elettorali si fa in termini di voti assoluti, intanto perchè l'astensione è il fenomeno politico più evidente emerso in tutta Europa e che avanza a larghi passi anche in paesi storicamente più solidi dal punto di vista della partecipazione al voto come l'Italia.
Guardiamo quindi cosa è accaduto alle elezioni comunali 2009 rispetto al 2004
Partiamo dai voti totali. Nel 2009 sono stati 96.833 mentre nel 2004 104.321
Quindi 7.488 cittadini hanno deciso di non recarsi alle urne, sia per scelta ideologica, sia per qualunquismo, sia perchè non si riconoscevano in nessuna proposta.
Ma passiamo ai partiti e alle liste civiche.
IL Partito Democratico non se la passa certo bene perchè passa dai 42.330 voti di Ds+Margherita del 2004 ai 37.614 attuali per un saldo negativo che arriva a 4.716 voti. Non vanno meglio le cose per il sindaco Cosimi che nonostante la vittoria al primo turno passa da 52.947 voti del 2004 ai 48.152 attuali con una differenza in negativo di 4.795 voti.
Taradash come sindaco ha preso 26.472 voti contro i 22.617 voti di Guastalla. Circa 4.000 voti in più ma se si va ad analizzare le liste che lo appoggiavano, la lista "Governare Livorno" di Taradash ha preso a mala pena 200 voti in più di quella di Guastalla "Amare Livorno" e il PdL con 16.619 voti è circa 300 voti sotto alla somma di Forza Italia e Alleanza Nazionale del 2004 (senza contare tutti i voti dei partitini confluiti nel PdL oltre ai due principali attori, altrimenti i voti mancanti sarebbero molti di più).
La Lega è l'unico alleato che avanza realmente perchè che passa da 339 a 1.764 voti.
La lista di Rifondazione non sta affatto bene e,nemmeno,la lista di Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani che nel 2004 potevano contare complessivamente (anche se appoggiavano due sindaci diversi) su 14.607 voti mentre alle ultime elezioni ne hanno presi 5.000 registrando un dato negativo di 9.607 voti. Da questo dato impietoso vanno comunque tolti i voti delle varie scissioni congressuali che sono confluiti su Sinistra Crtitica e una parte di quelli di Sinistra e Libertà che si possono quantificare in circa 3.000 totali.
IL dato della candidata a sindaco Bartimmo è altrettanto impietposo perchè dimezza i voti del predecessore Trotta: da 10.494 a 5.162 (sempre con l'attenuante delle scissioni congressuali) .
Per quanto riguarda Cannito invece vale un po' il discorso fatto per Taradash, l'avanzamento c'è stato solo per quanto riguarda la sua figura di sindaco anche se nella precedente tornata elettorale era appoggiato solo dalla propria lista civica Città Diversa e prese circa 3.200 voti. Questa volta ne ha presi 8.496 ma con l'appoggio di Verdi e Sinistra Critica quindi il paragone è difficile. Andiamo dunque a vedere le singole liste: Città diversa partiva da 3.025 voti e questa volta ne ha presi 2.900 perdendo circa un centinaio di preferenze. I Verdi partivano da un bottino di 3.510 voti del 2004 e adesso sono scesi a 1.981 perdendo circa 2.500 voti (anche in questo caso c'è stata una divisione interna anche se meno pesante di quella di Rifondazione) . Sinistra Critica non si può farne il confronto numerico della Sinistra Critica iche ha portato alla causa 1.118 voti.
Per la lista Confronto dell'ex sindaco Lamberti non si può fare il confronto numerico ma c'è un paragone che riassume benissimo il flop della lista: ha preso 2.888 voti, circa 50 in meno di Sinistra e Libertà per Livorno, ovvero una lista inventata dagli ex socialisti e dagli ex di sinistra democratica per appoggiare Cosimi. Ed è tutto dire.


mercoledì 10 giugno 2009

Il pugno chiuso di Cosimi.

La realtà simbolico-rituale spesso spiega che cosa è avvenuto molto meglio di tanti discorsi complessi. La foto di Cosimi con il braccio sinistro alzato e il pugno chiuso, con un sorriso smagliante, la dice lunga su chi ha vinto a Livorno. Se Lamberti ha, come dice Ruggeri quello che si merita (per il tradimento naturalmente) Cosimi ottiene il successo grazie alla sua fedeltà al vecchio mito del saluto comunista. Si dirà: ma è un riflesso condizionato. Lo stesso che portò, forse qualche elettore di Alemanno a sfoderare il saluto romano; con la differenza che allora si tentò il linciaggio politico accusando il sindaco di Roma di averlo esibito, cosa che fu poi smentita e mai suffragata da immagini fotografiche..E allo rase il comunismo e i sui riti e riferimenti simbolici sopravvivono a Livorno è inutile poi negarlo, dicendo con una scrollata di spalle: ma come, il comunismo non esiste più!
Da parte di Lamberti, una grave ingenuità è stata l’affermazione che in caso di ballottaggio non avrebbe mai votato per Cosimi. E’ stata l’affermazione che ha dato il destro ai comunisti del PD di scatenare una canea feroce contro lo stesso Lamberti e anche contro Taradash con i famosi spots intimidatori, che Taradash stesso, da radical-liberale ha minimizzato con senso dell’ironia, non comprendendo che nella dimensione antropologica comunista il richiamo della foresta di tipo etnico ha un effetto straordinariamente positivo ed efficace. Meraviglia che chi, come Lamberti, ha militato per decenni in quel partito non abbia “appreso ben quell’arte”.
Scrive il prof.Carlo M.Cipolla nel suo delizioso saggio Le leggi fondamentali della stupidità umana: “Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita”. E continua : “ Nessuno sa, capisce o può spiegare perché quella assurda creatura fa quello che fa. Infatti non c’è spiegazione – o meglio- c’è una sola spiegazione: la persona in questione è stupida”.
E’ quanto è accaduto alla dirigenza del centrodestra, nei rapporti, ad esempio, col sottoscritto.
Una candidatura che, come quella di Taradash, avrebbe necessitato di una capacità strategica raffinata e paziente, per individuare il tallone d’Achille della maggioranza, settori della società civile e religiosa da incontrare, del volontariato per capirne le difficoltà e i bisogni, del mondo del lavoro e delle professioni, dei giovani e dlle loro esigenze, è stata usata come una clava contundente contro alcuni dirigenti e personalità di rilievo del centrodestra stesso, col fine, magari non dichiarato, di precostituirsi un piedistallo in vista della propria carriera.
E allora si rasenta il ridicolo, con affermazioni secondo le quali far parte della lista del candidato sindaco del centrodestra indica che non si è dirigenti del PDL, oppure darsi la zappa sui piedi dicendo che avrei assunto una posizione critica perché lui e solo lui (cioè Maurizio Zingoni) non mi aveva candidato nel PDL, assumendosi così interamente , inequivocabilmente e pubblicamente la responsabilità di un atto non giustificato né giustificabile, e ddi cui dovrà immancabilmente rendere conto (magari a Berlusconi che, come lui dice, lo avrebbe nominato). La realtà è che il partito è arrivato allo scontro elettorale coma una armata Brancaleone, disorganizzato sul piano della struttura e della tattica,, senza capo né coda, con pseudo dirigenti preoccupati solo del loro orticello, senza una linea strategica e di conoscenza della realtà capace di far breccia nell’elettorato.
Dubito che l’attuale coordinatore rappresenti anche solo se stesso: figuriamoci il corpo del partito. Nei prossimi giorni ne vedremo delle belle. D’altra parte dopo cinque anni, con un trend finalmente positivo, con grandi mezzi a disposizione, ministri e dirigenti di partito venuti in città a supportare la campagna elettorale, ottenere un risultato analogo a cinque anni fa con la lista civica e meno del 4% con l’intero schieramento, è peggio del “buco nell’acqua” che Zingoni mi attribuisce per il risultato da me ottenuto cinque anni fa, in assoluta solitudine.

Guido Guastalla

Ps:complimenti per aver scelto i collegi provinciali di Antignano e Montenero! In genere i comandanti, negli eserciti seri, precedono le truppe. La prossima volta consiglierei al generale Zingoni di candidarsi nei quartieri nord; tanto per intendersi Corea e Sciangai.

giovedì 4 giugno 2009

La laicità delle istituzioni

Con l’avvicinarsi delle elezioni, Raffaello Morelli,che dichiara di essere rimasto l’ultimo dei liberali, dispensatore di diplomi per chi debba essere definito appartenente a tale schiera, interviene sul testamento biologico, per mettere tutti i candidati sindaci in serio imbarazzo.
Collodi prima, in Pinocchio, e Pasolini poi, in Uccellacci e uccellini avevano descritto la figura del grillo parlante, di quel personaggio archetipo della sapienza astratta che impartisce lezioni di libertà e saggezza a tutti quanti, incapace peraltro di misurarsi con la realtà e di sporcarsi le mani nel mondo per renderlo migliore.
Naturalmente Morelli decide chi è e chi non è liberale, dopo aver ridotto la definizione di liberale all’unica dimensione che è la sua: gli consiglierei la lettura dell’Atlante dei liberali di Raimondo Cubeddu che individua oltre duemila modi di essere e definirsi liberale.
Ovviamente le tesi dei teo-con sono imbrogli e i principi a cui dicono di attenersi non tengono conto che le istituzioni sono fondate sulla libertà del cittadino e non su quanto vuole lo Stato o il sentire di una maggioranza parlamentare.
Nessuno nel centro-destra ha mai ritenuto che una legge sul testamento biologico è indispensabile: anzi è vero il contrario. E’ la vicenda di Eluana e la decisione presa dalla Magistratura ad aver costretto la maggioranza a discutere della necessità di una regolamentazione per legge del problema della vita e della morte, per evitare arbitri e legislazioni fondate su sentenze di singoli magistrati, regolamentazione di cui avrebbe volentieri fatto a meno. Morelli abbia la bontà di rileggersi le posizioni espresse, fra gli altri, dal sen. Marcello Pera e Gaetano Quagliariello.
La realtà di oggi ci obbliga a confrontarci con l’unico vero grande conflitto del nostro tempo: quello sui valori.
La tecno-scienza, più che la vera scienza ci pone di fronte alla capacità e possibilità da parte dell’uomo di decidere, ad esempio nel prossimo futuro, del corredo genetico dei figli, la neuro scienza consentirà di modificare idee, sentimenti e passioni agendo sui processi fisiochimici del cervello. Ma la scienza o i suoi surrogati non possono parlarti se non di fatti. Non possono dirti nulla su ciò che è bene o male, su ciò che puoi o devi fare, sui valori appunto: l’universo scientifico non ha categorie morali, rimane nell’ambito di ciò che è vero o falso, non di ciò che è buono o malvagio.
Chi è allora che ci dice che cosa è bene e che cosa è male? Non certamente lo Stato: in caso contrario si ricadrebbe nello Stato etico di cui il Novecento, sviluppando le tesi hegelo-marxiane dell’Ottocento, ci ha dato terribili esempi. In alcuni casi può essere la religione, in altri le ideologie politiche, in altri la civiltà in cui si è stati allevati, legata alla tradizione.
L’indebolimento di questi fattori ci porta oggi a pensare che ogni punto di vista sia valido: è la libertà, bellezza ! Si identifica la libertà con il punto di vista di ciascuno, per cui non esiste più alcun limite all’esercizio della libertà individuale. Sembrerebbe l’uovo di Colombo: la rinuncia ad una morale collocata nello Stato, riduce la morale, e quindi la condotta dell’uomo, a puro relativismo, indipendente da qualsiasi cornice morale e contesto di civiltà.
Ma accanto e prima dello Stato c’è la famiglia e la società civile; ed è proprio in questo ambito che si colloca la discussione sulla morale e la riflessione religiosa; escludendo di voler imporre agli altri le nostre convinzioni la società umana precede nel corso dei secoli nel contesto storico in cui si sviluppa, e attraverso la riflessione filosofica e religiosa, ad elaborare quei principi e quei valori attraverso cui si regola il comportamento degli uomini.
Quella di Morelli è la caricatura del liberalismo risorgimentale, nella sua deriva laicista e giacobina, e soprattutto non tiene conto del dibattito odierno e del ritorno della dimensione religiosa al centro della politica. Gli consiglierei la lettura delle più aggiornate ricerche socio-antropologiche sull’argomento, e poi continuiamo la discussione.

Guido Guastalla
Candidato lista Taradash

L'Ikea a Livorno

I servizi del Corriere di Livorno sull’Ikea sono, a mio parere, un esempio di buon giornalismo.
Mi spiego meglio. Tutti nella Toscana orientale vorrebbero una sede Ikea. Innanzitutto perché non è un doppione di supermercati alimentari che tendono a desertificare i centri storici; in secondo luogo perché in Toscana, al momento, salvo errori ce n’è uno solo a Firenze; in terzo luogo perché muove centinaia di migliaia di acquirenti da tutte le zone limitrofe nell’arco da cento fino a duecento kilometri di distanza; in quarto luogo perché crea occupazione in dimensioni consistenti; in quinto luogo perché la soluzione prospettata, un grande Out let, sarebbe disastrosa per il commercio cittadino; inoltre con una programmazione urbanistica e di mobilità urbana intelligente potrebbe portare benefici effetti anche al centro storico, con flussi in entrata per negozi, ristoranti, spettacoli, mostre, e così via.
Qualunque città farebbe ponti d’oro a questa compagnia commerciale, offrendo terreni almeno a prezzi di mercato, servizi (tia, trasporti, viabilità etc.) a condizioni concordate e vantaggiose.
Tutto il mondo è ormai in concorrenza e le iniziative di qualsiasi genere sono contese senza esclusione di colpi. Livorno purtroppo è una infelice eccezione.
Quando in Consiglio comunale le opposizioni di destra e di sinistra si opposero strenuamente alla soluzione del lodo Fremura prospettato dal Sindaco avevano ben presente la necessità che l’Amministrazione comunale si riservasse una capacità di governance sul territorio, ampia e flessibile. Il sindaco invece nel difendere testardamente la sua soluzione del Nuovo centro, affermando inoltre che si trattava dell’ultimo terreno disponibile per l’urbanizzazione di Livorno, rinunciò così, di fatto, ad ogni e qualsiasi rete di salvataggio per la realizzazione del bene comune futuro. Va da sé che il monopolio delle aree e della loro destinazione d’uso è legittimo solo se è nelle mani pubbliche, che sono le uniche, attraverso la buona politica e gli strumenti legislativi ed urbanistici a poter indirizzare verso gli interessi della collettività un bene non riproducibile all’infinito (Naturalmente non stiamo parlando di Livorno dove l’allocazione dei terreni, delle licenze, delle concessioni, è avvenuta con ben altri intenti e obbiettivi).
Ebbene, quello che sta accadendo e che il Corriere di Livorno ha così bene descritto è la famosa riprova del nove del fallimento delle decisioni politiche e urbanistiche della giunta Cosimi. La scelta per risolvere il contenzioso Fremura e il mancato inserimento di eventuali clausole normative eo ostative impediscono oggi alla collettività di fruire di un asset positivo per la città e per l’intera Provincia.
Se ce ne fosse ulteriore bisogno è questo un caso da manuale per bocciare definitivamente l’operato degli ultimi cinque anni di gestione cieca, inetta, incapace di perseguire il bene comune, della giunta Cosimi.
Penso inoltre che su argomenti di questa importanza dovrebbero essere consultati anche gli altri comuni della provincia e l’Amministrazione provinciale.
Il giovane, ineffabile e garbato segretario del PD, Marco Ruggeri, si inserisce in modo maldestro nel dibattito, dicendo che le proposte di Marco Taradash “non hanno niente a che vedere con i bisogni di Livorno. Noi la battaglia per rilanciare la città, per svilupparla e renderla competitiva, la facciamo dicendo "nessuno resti solo" che è l’opposto di quello che dice la destra…” . Peccato che non fosse presente all’incontro col Ministro Sacconi ( ma avrebbe potuto leggerne sui giornali); avrebbe appreso che l’attuale governo si impegna con l’Eni per tenere aperta la raffineria ( e quindi garantire anche il suo posto di lavoro, ben più sicuro della sua incerta carriera politica) e ad utilizzare gli ammortizzatori sociali per tutto il tempo necessario e per tutti i lavoratori che ne avessero bisogno.
Anche per lui, mi vien fatto di usare quella frase di Totò :”Ma mi faccia il piacere!”. Purtroppo, al di là della gag comica la convinzione è che questa classe (per così dire) dirigente sia altamente pericolosa per il futuro nostro e soprattutto delle nuove generazioni di livornesi.

Guido Guastalla
Candidato lista Taradash

lunedì 1 giugno 2009

Costanza Vaccaro si candida autorevolmente a governare la Provincia di Livorno.


Faccio un breve riassunto del confronto tra i tre principali candidati alla Provincia di Livorno.
In esso mi sono soffermato esclusivamente su un argomento di vitale importanza per il futuro dei Livornesi, vale a dire il ruolo della piccola e media impresa nel territorio.
Pubblico gran parte dell'Articolo che Chiara Giannini, nei giorni scorsi, ha scritto per il "Corriere di Livorno".

Francesco.


LIVORNO - E' stata forse la prima vera sfida per Palazzo Granducale, quella tra Costanza Vaccaro (Pdl), Giorgio Kutufà (Pd) e Michele Mazzola (Rifondazione e Comunisti italiani) martedì sera alla sede della Cna. I tre candidati alla presidenza della Provincia di Livorno si sono confrontati in merito al documento "Crescita e competitività. Le Piccole e medie imprese nella provincia di Livorno".
Nel corso dell'incontro è stata ribadita l'importanza del dialogo tra la politica, le istituzioni e i rappresentanti delle piccole e medie imprese. Così la parola è passata proprio ai candidati a Palazzo Granducale. "L'ente Provincia", ha chiarito Mazzola, intervenuto per primo, "deve essere in grado di mettere in campo delle scelte. L'obiettivo è quello di far sviluppare i territori". Segue l'intervento di Costanza Vaccaro, la quale ha chiarito come "dopo sessant'anni di monocultura di sinistra, il centrodestra può essere la carta giusta per risolvere i problemi legati al territorio". La Vaccaro ha parlato in particolare del settore cantieristico, specificando "che è fondamentale recuperare, nel porto di Livorno, le riparazioni navali". Ha quindi parlato "degli oltre 50 milioni di euro spesi dalla Provincia, negli ultimi anni, per la formazione in materia di sicurezza. Ma", ha detto ancora, "ritengo che questi soldi siano andati più a beneficio dei docenti e delle agenzie formative che non dei lavoratori". Ha quindi chiarito come, se sarà eletta, la sua giunta "non avrà più di otto assessorati". Infine è stato il turno del presidente della Provincia in carica. Kutufà ha ricordato l'impegno della sua amministrazione e le scelte attuate. Tra gli argomenti trattati anche quello legato "alla grande industria presente sul territorio. Dobbiamo cercare", ha proseguito, "di far sì che i gruppi stranieri (vedi Solvay, Eni, ecc.) siano invogliati a rimanere sul territorio". Per ciò che concerne il turismo ha quindi specificato "che la provincia di Livorno è quella che, negli anni, ha ottenuto più bandiere blu".