mercoledì 25 novembre 2009

Il Gerush del 1510: L`espulsione degli Ebrei dal Regno di Napoli


Nel 2010 ricorre il V Centenario dell’espulsione degli Ebrei e dei Marrani dall’Italia del Sud. La prammatica sanzione con la quale si ordinava agli ebrei e ai neofiti di lasciare il Regno di Napoli entro quattro mesi venne pubblicata il 23 novembre 1510. Il Re era Ferdinando il Cattolico, il Viceré Raimondo da Cardona. A duecento famiglie venne concesso di restare fino alla espulsione “definitiva” del 1541. Nel maggio 1515 una nuova prammatica ribadiva che anche i “nuovi cristiani” dovevano abbandonare il Regno.
Il Gherùsh dall’Italia del Sud è avvenuto dunque nel corso di cinquant’anni: ha inizio nel 1492-3 con l’espulsione dalla Sicilia e dalla Sardegna e termina nel 1541. In questo arco temporale riveste un’importanza decisiva l’anno 1510.
Che cosa ha significato la fine di 15 secoli di vita e cultura ebraica per il Meridione?
Che significato ha per le Chiese cristiane d’Italia?
Quale importanza riveste, nella memoria d’Israele?
Sono domande che, si spera, troveranno una risposta nei mesi a venire.

Marco Morselli

Qui di seguito vi riporto una prima opinione su quelle che furono le conseguenze della cacciata degli ebrei. Tratto dal sito del Comune di Ascoli

La perdita per Ascoli, per la Puglia e per l’intero Mezzogiorno dovette essere enorme, se Carlo V, a seguito di un’istanza delle popolazioni, che ritenevano necessaria la presenza degli Ebrei, in quanto facevano circolare ingenti somme di denaro incrementando i commerci, emano, il 23 novembre 1520, un editto, che li richiamava nel ducato alfine di arginare l’usura esercitata dai cristiani.
Purtroppo, la condizione degli Ebrei peggioro`definitivamente con l’arrivo del vicere don Pedro da Toledo, che, il 5 gennaio 1533, concesse loro sei mesi di tempo per uscire dal regno: chi non avesse ubbidito sarebbe diventato schiavo con la conseguente perdita di ogni suo avere; segui una proroga a tal e termine e, il 28 febbraio 1535, fu concluso un accordo tra il vicere e gli Ebrei, per cui si concedeva a questi ultimi di abitare nel regno per altri dieci anni. Il vicere emise, quindi, il 1° dicembre 1540, un nuovo provvedimento di espulsione con proroga di quattro mesi e, il 31 ottobre 1541, avvenne il loro definitivo allontanamento dalla Puglia e da tutto il regno di Napoli.
La capitolazione degli Ebrei era ormai totale: nel 1553, il papa Giulio III imponeva la distruzione del Talmud, vietandone lettura e possesso, e, il 14 luglio 1555, la Costituzione “Cum nimis absurdum”53 del papa Paolo IV istituiva il Ghetto a Roma.
Scomparivano cosi le comunita ebraiche pugliesi, come narra il maggior cronista ebreo del tempo, Josef Cohen: “E i figli d’Israele andarono dispersi qua e la come un gregge senza pastore: di loro, alcuni se ne andarono in Turchia, altri perirono in mare, altri ancora furono presi dai Ragusei e il comandante delle loro navi li porto a Marsiglia, dove venivano maltrattati; ma il re di Francia ebbe pieta di loro, li tolse dalla loro afflizione e li mando con sue navi in Oriente”
Dunque, il Mezzogiorno perse la borghesia imprenditoriale e finanziaria ebraica, che venne sostituita totalmente da quella dell’Italia centrosettentrionale.
Ma i capitali degli Ebrei ascolani, pugliesi, meridionali restavano in loco, mentre i capitali dei vari Acciaioli, Bardi, Peruzzi drenavano ricchezza dalle nostre zone e la trasferivano nell’Italia centro-settentrionale.
Cosi, quando, “l’Italia meridionale diventa il campo piu fecondo dell’investimento capitalistico veneziano, fiorentino, italiano, e proprio allora che il Sud diventa necessario ed indispensabile alla economia dei popoli piu colti della Penisola e della nazione tutta quanta” sicche Napoli, Bari, Brindisi e Taranto diventano “le piazze piu affollate del commercio monetario italiano, monopolizzato da grandi compagnie, fruttifero d’interessi lautissimi, saldamente garantito e
protetto” mentre “le societa dei Bardi e dei Peruzzi, degli Acciaioli e dei Tolomei, in concorrenza con societa venete e genovesi, intrecciano tante e cosi' robuste reti dalle Alpi allo Stretto, accettano tanti e cosi cospicui depositi dai piccoli proprietari liberi del Regno, ottengono tanti e cosi importanti privilegi di trasporto, d’incetta, di appalti, che il Regno di Napoli sembra
diventato la terra promessa di tutti gli speculatori”.
Dunque, nel passaggio dalla borghesia ebraica locale alla borghesia colonialistica, il Sud perdeva una possibilita di sviluppo capitalistico autonomo.
D’altronde, la Spagna con la cacciata degli Ebrei aveva gia regalato all’Olanda l’intraprendenza della borghesia ebraica. E fu cosi che il Seicento spagnolo e napoletano fu tanto distante dal Seicento olandese quanto il ricorso ad un protettore piu o meno santo era distante dalla frequentazione della Borsa di Amsterdam. I grandi mercanti genovesi e banchieri toscani, con cui il vicereame era indebitato fino al collo, investivano le loro enormi rendite nell’acquisizione e nell’acquisto di feudi nell’Italia meridionale, producendo, da una parte, la rifeudalizzazione e l’infeudamento del Sud e, dall’altra, lo sviluppo precapitalistico del Centro-Nord. E cosi in Toscana ebbero la civilta' del Rinascimento e il Palazzo degli Uffizi, e noi qui avemmo la civilta' della Mena delle pecore e Palazzo Dogana.

3 commenti:

  1. http://www.lemonde.fr/international/article/2012/06/21/en-israel-les-expulsions-d-immigres-africains-illegaux-ont-commence_1721712_3210.html

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  2. Allora e stata tutta invidia quella contro gli ebrei?!?!

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  3. Ne sono convinto anch'io che il Sud perdendo la borghesia ebraica ha perso tantissimo in termini di svilupppo economico, lo dico da meriodionale. 16 ottobre 2015. Mi picerebbe approfondire questo argomento

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