venerdì 4 dicembre 2009

Obama si piega all`interesse nazionale e invia i soldati

Il presidente Obama ha finalmente deciso,dopo circa tre mesi di tentennamenti, d`inviare 30.000 soldati in Afghanistan.Il presidente americano ha impiegato molto tempo prima di decidere perche` sottoposto a due forze opposte.
Da una parte la base liberal del suo partito che desidera un ritiro da tutti i teatri di guerra dall`altra conservatori democratici moderati e generali che per ragioni di sicurezza nazionale ritengono assolutamente prioritario rimanere in Afghanistan.
Obama,coerentemente alle sue dichiarazioni e allla linea politica tenuta negli anni scorsi da senatore, avrebbe dovuto procedure al ritiro delle truppe ma questo era un`opzione del tutto inapplicabile.Ha finito cosi` per annunciare l`invio dei soldati che sara` completato a 2010 inoltrato e allo stesso tempo il suo ritiro entro il 2011.
Questa decisione lo ha esposto ad attacchi sia da destra che da sinistra
L`ala radical pacifista del partito democratico che tanto peso ha avuto nell`elezione di Obama a presidente, soprattutto facendogli sconfiggere alle primarie la Clinton, ha infatti vissuto la scelta come un tradimento.
Il presidente che aveva promesso di porre fine alle guerre, di abbandonare lapolitica militarista imperialista di Bush junior, alla resa dei conti non solo non ha ritirato I soldati dall`Iraq ma ne aumenta il numero in Afghanistan.
Reazione molto simile si registra tra gli intellettuali e i divi di Hollywood da sempre incline al multiculturalismo al terzomondismo e al pacifismo a prescindere.Sarebbe divertente sapere anche il pensiero dei giurati che hanno attribuito ad Obama il premio nobel per la pace..sulla fiducia.
Infine ha deluso le aspettative dei generali che hanno aspettato tre mesi, durante i quali i soldati americani hanno subito le perdite piu` consistenti dal 2001, e alla fine hanno ottenuto diecimila soldati in meno rispetto al numero che chiedevano per poter attuare con efficacia il “surge”, sul modello iracheno.
John McCain ha parlato di “logica incoerenza” a proposito delle dichiarazioni di Barack Obama.
Inoltre ha insistito sul fatto che Obama come comandante in capo delle forze armate affermando di voler inviare le truppe e al contempo di voler ritirarle ha trasmesso un involontario incitamento ai talebani a tenere duro e contemporaneamente un pessimo messaggio sia alle sue truppe sia agli afghani che vogliono sostenere gli americani.
In effetti, questa dichiarazione,mina sul nascere le possibilita` di successo (gia` limitate, se si considera la storia afghana) del “surge”.Sara`ancora piu` difficile, infatti, per gli americani ottenere la collaborazione contro i talebani ed Al Queda, dal momento in cui gli afghani sanno che il presidente americano tra un anno ritirera` le sue truppe e i talebani ritornerrano a spadroneggiare.
Nel contempo se gli afghani non collaborano, i rischi per i soldati americani crescono esponenzialmente.
Tra i conservatori si sono registrati pero`anche commenti positivi.
Il Washington Post ha parlato chiaramente di un presidente che ha fatto sua la guerra afghana,mentre Norman Podhoretz ha riconosciuto al presidente la capacita` di andare contro la sua stessa ideologia per il bene del paese.
Personalmente ritengo,invece,piu` appropriata la posizione del Wall Street Journal che ha evidenziato come prima di sostenere che Obama abbia davvero cambiato idea sull`Afghanistan e senta sua questa guerra, e necessario cheegli anche dal punto di vista politico ponga il problema del terrorismo e della guerra in afghanistan al centro della suaagenda politica.
Finora, infatti, dopo aver vietato la definizione di guerra al terrorismo,ha sempre evitato di parlare di terroristi,preferendo la versione edulcorata di estremisti, e nei suoi discorsi parole come Afghanistan Iraq, terrorismo, islamismo sono tra le meno usate a simboleggiare una chiara scelta politica

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