giovedì 5 novembre 2009

Chi ha vinto nella battaglia per il crocefisso?



Finalmente, almeno per “L’unione atei e agnostici razionalisti” a cui Massimo Albertin è iscritto sino dalla sua fondazione, la Corte Europea dei diritti dell’uomo, accogliendo il ricorso presentato da sua moglie, la finlandese Soile Lauti, ha sentenziato che il crocefisso non deve essere esposto nelle aule della scuola pubblica.
A parte che la suddetta signora dovrebbe immediatamente far ricorso per chiedere la sostituzione della bandiera nazionale finlandese (oltre ché svedese, danese, norvegese e svizzera e inglese dove la croce, tradizionale o di S.Andrea compare), e forse di quella europea dove la stella potrebbe richiamare quella cometa dei re magi, mi chiedo: chi ha vinto e chi a perso con questa sentenza?
Piergiorgio Odifreddi, il superfalco del laicismo estremo, i cui libri assieme all’opera omnia di C.Darwin, C.Hitchens e altri campioni del laicismo antireligioso e giacobino, fanno bella mostra nella biblioteca e sui tavoli di casa Albertin, autore di un libro in cui sostiene che il termine cristiano deriva dal francese crétin, cioè cretino, idiota, e la Torah ebraica è una serie ininterrotta di stupidaggini, dimostrata dalle poche paginette che Le dedica, esprime la sua grande gioia all’insegna di “Libera Chiesa in libero Stato”. In una intervista aggiunge: “Faccio presente che i cattolici in Italia sono il 30%. Quindi non sono la maggioranza. Infatti si sa che solo il 30% va a messa”, dimenticando che il 98% degli sstudenbti si avvale dell’insegnamento della religione cattolica Non contento vorrebbe togliere la concessione dell’8 per mille, che, va notato, è volontaria, e obbligare i credenti “a pregare in casa e non imitare i Farisei che pregavano in piazza. Quindi il culto va onorato in sedi private e in luoghi appositi”. A parte l’inesattezza del riferimento – come non ricordare che tutta la predicazione di Gesù si svolse in pubblico?- ci sembra che affermazioni del genere, dai giacobini francesi, passando ai rivoluzionari sovietici, fino a Chavez in Venezuela, siano state espresse da tutti i regimi più sanguinari e totalitari degli ultimi secoli, con effetti deevastanti.
Inoltre anche l’affermazione cavourriana “Libera Chiesa in libero Stato”, non stava assolutamente a significare la privatizzazione della religione, ma la sua distinzione dalla sfera statuale che promette e permette libertà, tolleranza e rispetto a tutte le fedi religiose compreso il diritto di non credere, che è sede della laicità dello stato di diritto, collocandola nella sfera della società civile, che non è propriamente la sfera del privato, ma una sfera pubblica di cittadini, associazioni, organizzazioni religiose di minoranza e di maggioranza: in mondo variegato e molteplice, ricco di fermenti e di valori, luogo di incontro e di scontro, di sovrapposizione di valori e di distinzione, che lo Stato deve incoraggiare, regolare, difendere da eccessi, ma mai reprimere e limitare, imponendo vincoli o sanzioni.
Come dice Giancarlo Bosetti nel suo recente Il fallimento dei laici furiosi non ci si può illudere che la scena contemporanea si possa ancora definire oggi, come il 20 settembre 1870, attraverso nuove collisioni tra religioso e non religioso. Allora se al momento avrebbero perso i cristiani, chi avrebbe vinto? Forse i cristiani non cattolici che, come i valdesi hanno subito plaudito alla sentenza? O gli atei, agnostici e razionalisti? O forse gli ebrei, per i quali la croce ha rappresentato per quasi due millenni un simbolo di persecuzione? O forse il terzo litigante del famoso proverbio e cioè i musulmani? Il cardinale Kasher molto saggiamente ha ricordato che se la croce è stata “spesso nella storia usata come un segno contro , non credo che oggi nessuno possa intenderla così. No, ciò che resta dopo aver tolto i simboli è il vuoto”.
Ostellino, uno dei pochi autentici liberali italiani aveva recentemente affermato che il relativismo è in favore del pluralismo dei valori mentre il nichilismo è per la sua distruzione.
L’aver diluito nella Costituzione europea il riferimento alle radici giudaiche e cristiani che, insieme a quelle greche e romane, rinascimentali e illuministiche sono le fondamenta valoriali a cui è pervenuta la nostra civiltà, attraverso terribili errori e orrori, in tremila cinquecento anni di storia, ha comportato un azzeramento del nostro passato e delle nostre tradizioni che sono particolari e universali insieme. Mettere sullo stesso piano il rispetto per la vita umana e il suo disprezzo, l’uguaglianza di uomo e donna e il suo contrario, la libertà dell’individuo in quanto persona e il comunitarismo dell’Umma islamica non è un buon servizio per il futuro delle nuove generazioni.
Non vorrei che queste discussioni da basso Impero o da fine dell’Impero d’Oriente con la famosa discussione sul sesso degli angeli, vedesse in Europa, divenuta Eurabia, un vero vincitore esterno.
Mi viene in mente una bella frase di Mons. Negri, vescovo di S.Marino e Montefeltro :”Mi auguro che laici non laicisti e credenti non clericali, possano dialogare fra di loro”.

Guido Guastalla presidente di Societa` Aperta

Ps: l’ebraismo in Occidente ha sempre rispettato, così come in Oriente, i valori religiosi e morali della maggioranza, così come i poteri dello Stato, chiedendo soltanto libertà ee rispetto per i propri. Non si è mai sognato di voler cancellare l’identità delle nazioni o peggio ancora cercare di sostituirla con la propria; cos’ come in Israele chiede di poter affermare l’identità ebraica del paese, nel rispetto naturalmente di tutte le minoranze.

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