martedì 26 maggio 2009

Livorno e la tolleranza

Una leggenda metropolitana si aggira in città. Livorno è la città della tolleranza, del rispetto, della convivenza pacifica; multietnica e multirazziale a Livorno per secoli tutti sono vissuti d’amore e d’accordo. Niente di più falso. Livorno è stata popolata dal Granduca secondo un criterio funzionale al progetto di sviluppo dei traffici e dell’economia, con un controllo ferreo dell’ordine pubblico da parte del regnante al fine di evitare tensioni e disordini che si presentassero (e si presentarono spesso e inevitabilmente) fra le varie comunità, sia per problemi religiosi che economici e sociali.
Ma alla sinistra di casa nostra ha fatto e fa comodo ignorare la realtà storica e ammantare tutto in una melassa buonista che non dando conto della realtà impedisce anche di assumere comportamento capaci di gestire la convivenza fra i vari gruppi sociali, intra e extracomunitari, religiosi etc..
Chi ha assistito allo scontro fra il candidato Taradash e il sindaco uscente Cosimi si è fatto un’idea precisa del clima avvelenato, dell’intolleranza e della visceralità di certi comportamenti degli elettori della sinistra. Il Tirreno ha opportunamente parlato di clima da stadio. E che cosa dice, in modo ineffabile il dott. Cosimi? Che”nel dibattito di alcuni giorni fa non sono state rispettate le regole della democrazia”. “L’atteggiamento del pubblico era in parte in disaccordo con Taradash e in parte in disaccordo con me. Poi ex post c’è qualcuno che l’ha raccontata diversamente”
Ma dove era il dott. Cosimi? Sicuramente da un’altra parte e non alla Stazione marittima, dove tutti hanno potuto assistere ad una gazzarra ignobile, con chiari intenti di intimidazione, durante la quale è stato praticamente impedito allo sfidante di esprimersi in tutta tranquillità. Era già successo cinque anni fa al sottoscritto, e successivamente in decine di altre manifestazioni, non ultima quella delle elezioni dello scorso anno quando insieme a Giuliano Ferrara e Gaetano Quagliariello fui costretto a passare, per giungere alla sala di don Medori, in mezzo ad una folla inferocita che lanciava prezzemolo e urlava parole offensive; o quando solo la presenza delle forze di polizia permisero lo svolgimento della presentazione del libro “Gli orfani di Salò” del giornalista Antonio Carioti, antifascista, presentato dal Prof. Paolo Pezzino, storico di sinistra.
Per non dire del mio amico Giampaolo Pansa che rifiuta di venire a Livorno a presentare i suoi libri per una brutta esperienza di molti anni fa.
Questa purtroppo è la fama che Livorno si è conquistata: terra off-limits dove chi la conosce la evita.
“Livorno – dice Cosimi – non merita questa fama. Questa è una città aperta e tollerante dove lo scontro politico è acceso ma non trascende in violenza”. Negare la realtà, mistificarla è stato uno dei metodi classici del comunismo sovietico. Mi sembra che il dott. Cosimi sia rimasto legato a quella esperienza e a quel metodo. Non credo che si possa andare molto lontano, se non si parte dai comportamenti reali per cercare di modificarli. Ecco perché ho parlato di lacrime di coccodrillo.
Come responsabile della sede elettorale che ha subito l’attentato ho ricevuto moltissimi attestati di solidarietà che ho gradito. Da parte del dott. Cosimi, per accettare la sua solidarietà, non pretendo, ma gradirei, maggiore sincerità e ricerca della verità dei fatti.

Guido Guastalla
Candidato lista Taradash

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