mercoledì 7 ottobre 2009

Ai livornesi serve un nuovo ospedale?



Che ai livornesi serva un nuovo ospedale e che, quindi, debba essere fatto lì (cioè a Montenero) è affermazione apodittica, tutta da dimostrare. La potremmo sostituire con: “Ai livornesi serve un nuovo ospedale?”.
Sono tutte valide le osservazioni di politici, lettori, personalità della società civile, delle associazioni etc., ma nessuna tranne l’intervento di Paolo Borghi si pone da un punto di vista sistemico.
Livorno rinunciò molti anni fa ad una struttura regionale, optando per un nosocomio provinciale che nel tempo avrebbe subito un inevitabile ridimensionamento rispetto alle tre strutture regionali (Pisa, Firenze, Siena). Questo ridimensionamento è avvenuto e nel frattempo anche il degrado dell’attuale struttura, nonostante i continui, costosi lavori di manutenzione e la costruzione del nuovo pronto soccorso, dislocato in una posizione sbagliata, dove le ore di attesa si sono moltiplicate a dismisura. Si parla per il solo pronto soccorso di 80 milioni di euro spesi.
In un sistema metropolitano, con distanze che vanno dai 18 ai 50 km abbiamo cinque strutture che spesso duplicano i servizi, con costi di costruzione, gestione e manutenzioni eccessivi.
Inoltre un ospedale non è solo e soltanto la struttura edilizia, ma soprattutto le attrezzature moderne e di avanguardia, il personale specializzato (medico e paramedico), l’organizzazione del servizio.
Si parla di 250 milioni di Euro per la costruzione; si valutano i costi per la gestione, il nuovo personale da assumere, le spese generali, quando magari a 18 km. Si possono già avere gli stessi servizi? Sarà forse necessario discutere di diversificazione nelle specializzazioni, di concentrare le risorse anziché disperderle.
Nel frattempo la Toscana e Livorno in particolare vivono uno dei momenti peggiori per la loro economia dal dopoguerra. I distretti industriali sono in crisi, le aziende chiudono, licenziando i dipendenti, mancano infrastrutture adeguate per la ripresa e lo sviluppo. La crisi sembra darci un momento di sollievo. Le grandi compagnie di navigazione rinviano il ritiro delle grandi navi porta-container che avrebbero definitivamente messo fuori gioco i porti come Livorno.Abbiamo qualche anno di tempo: lo sapremo sfruttare o lo faremo passare inutilmente, come è avvenuto per gli ultimi venti anni? Allocare correttamente le risorse è la principale dote dei governanti in tutti i tempi: chi lo sa fare assicura alle popolazioni che governa prosperità e futuro; chi non lo sa fare produce miseria e declino. E’ quello che sembra accadere alla nostra regione e alla nostra città . Credo che la discussione dovrebbe incentrarsi, molto semplicemente su quale futuro per Livorno, coinvolgendo l’intera città. Invece sembra prevalere la ideologia del fare per il fare: è avvenuto per l’interporto, avviene oggi per il nuovo ospedale. I nostri amministratori si assumono, di fronte alla città e soprattutto alle nuove generazioni una grande responsabilità.
Non vorrei pensar male, ma mi viene in mente che forse con queste opere pubbliche si vuole assicurare un buon carico di lavoro a qualcuno: non saranno mica le ormai famigerate cooperative?

Guido Guastalla
Presidente Associazione Società Aperta- Magna Carta

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