giovedì 15 ottobre 2009

L`Italia e lo scudo fiscale



Lo “scudo fiscale” ha inevitabilmente ridato nuova linfa all’eterna e complessa discussione sul confine tra etica e politica.
Tuttavia io voglio analizzare quelli che sono gli aspetti pratici della questione e provo a dire la mia sulle reazioni del mondo politico di fronte all’adozione di questo provvedimento da parte del governo Berlusconi.
La maggioranza ha presentato lo “scudo” come la classica medicina dal sapore terribile, ma dagli indiscussi effetti benefici.
Evidentemente le finanze pubbliche non se la passano bene.
E allora si è puntato su questa misura estrema per far rientrare nel nostro paese le ingenti somme di denaro “emigrate” nei “paradisi fiscali”.
Ma come ha reagito l’opposizione?
Non so perché, ma secondo me i principali antagonisti del Cavaliere, al di là degli inevitabili atteggiamenti di facciata, non sono stati per niente convincenti.
Il PD non si è sporcato le mani più di tanto.
Ma magari il principale partito d’opposizione spera che siano direttamente le piazze a dare un segnale forte alla maggioranza.
Casini, come al solito, ha detto il meno possibile.
Un atteggiamento più ostile ha provato a tenerlo l’IDV.
Ma Di Pietro, anche su questa questione, ha dimostrato di avere poche idee e confuse.
Ricordo che il leader dell’IDV, nella puntata del 22 settembre di “Annozero”, disse che il suo partito è per il sequestro totale dei capitali illegittimamente esportati all’estero.
Speriamo che Di Pietro abbia voluto fare demagogia perché se davvero non ha capito che lo “scudo fiscale” è stato adottato proprio perché è impossibile fare quello che dice lui, significa che non ci siamo proprio.
Nei giorni successivi alla magra apparizione televisiva Di Pietro si è limitato ad offendere i suoi avversari e non ha dato ulteriori prove della sua ferrata conoscenza della materia trattata.
Anche quelli del “Fatto quotidiano”, cioè coloro che si vorrebbero imporre all’attenzione di tutti come i più acerrimi nemici del tiranno, non sono stati particolarmente propositivi.
In particolare Travaglio e i suoi uomini non hanno saputo fare di meglio che confinare lo “scudo fiscale” nello stucchevole e lagnoso calderone del loro odio viscerale per il premier.
Non so se questo sia dovuto ad una precisa scelta editoriale, ma questo è quanto.
Persino Furio Colombo, una delle migliori e più agguerrite penne del giovane quotidiano, non ha saputo infiammare gli animi dei suoi lettori.
Ma il suo, per molti versi, è un silenzio giustificato.
Infatti tra i capitali finiti nei “paradisi fiscali” c’è anche quella consistente somma di denaro misteriosamente sparita dal patrimonio della Famiglia Agnelli.
E dunque l’ex presidente della Fiat America ha fatto bene tenere una linea di basso profilo relativamente a una questione che avrebbe potuto creargli qualche grattacapo.


Francesco

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