giovedì 15 ottobre 2009

L`etica aiuta l`economia


Il Corriere della Sera, questa mattina, ha dato notizia dell`attuazione della fase operativa del cosiddetto scudo fiscale, con l`inizio dei controlli su 50 mila italiani ex residenti all`estero.
Contemporaneamente, la Banca d`Italia ha riacceso le polemiche sostenendo che l`adozione di questo condono fiscale invogliera`, in futuro, altre persone ad evadere con la convinzione che prima o poi un condono ci sara`.
Al contrario di Banca Italia, ritengo che il governo, considerando la situazione economica nazionale ed internazionale, abbia compiuto la scelta giusta.
La fuga dei capitali all`estero si e` sempre verificata in tutti i paesi del mondo ma ora, per la prima volta da tanti anni, si e` venuta a creare una situazione favorevole per il recupero di parte di quei soldi.
Infatti, sull`onda del crollo finanziario globale, le potenze internazionali hanno quasi obbligato i "paradisi fiscali" a rinunciare almeno in parte al segreto bancario, rendendo cosi` rintracciabili gli evasori.
Questo ha spinto un po` tutte le nazioni,America in testa, a cercare di recuperare i capitali trafugati all`estero.
Pensare, pero`, di recuperare le ingenti cifre solamente con sanzioni piu` o meno pesanti e` utopico.
Se chi ha capitali all`estero non ha incentivi a riportarli in Italia, adesso, molto probabilmente preferisce cercare di nasconderli ancora meglio e sperare che tra un anno o due, magari con il cambio di governo o della situazione internazionale, la caccia ai capitali non sia piu` una priorita`.
Allo stesso tempo,pero,`il condono e` una sorta di male necessario, un compromesso pratico moralmente non condivisibile che deve rimanere un`eccezione.
Infatti, la crisi economica a cui si e` arrivati e` in larga parte frutto proprio dell`assoluta mancanza di rispetto della morale nell`economia.
Per lunghi anni le virtu`, i valori morali erano stati considerati, generalmente, dei vincoli fastidiosi da aggirare per perseguire gli obbiettivi economici.
Negli anni precedenti la crisi si e` arrivati al punto che l`economia e la morale sono state considerate "piani paralleli", come se la sfera economica e quella morale non riguardassero entrambe l`uomo.
A tal proposito, voglio ricordare la poszione di Irving Kristol. Il neoconservatore americano, ha sempre evidenziato come non sia in discussione la superiorita` del modello capitalistico su quello socialista/ comunista.
D`altra parte il capitalismo si basa, su liberta`e responsabilita` individuale, talento personale, merito. Il comunismo si basa sulla negazione della specificita` di ciascun individuo, sul suo annullamento nella massa, sull` imposizione agli individui di concezioni di benessere, interesse, bisogni indipendentemente dalla loro volonta`.
Questo non vuol dire, pero`, che il capitalismo sia perfetto.
Infatti e` vero che il sistema capitalistico ha permesso, a quasi tutti di godere di una qualita` materiale della vita prima impensabile, soprattutto per le classi povere. Ha inoltre favorito l`ascesa sociale, ed ha favorito l`affermarsi del concetto di meritocrazia.
Infine ha favorito,in un rapporto di reciproca influenza, l`affermarsi della democrazia e delle liberta` personali.
Pero`, come giustamente ricordava Kristol, tale sistema non e` in grado di evitare le degenerazioni, quale il capitalismo baronale di fine ottocento o la bolla finanziaria dell`ultimo anno.
Alcuni ritengono che sia sufficente uno stato forte, attore economico che allo stesso tempo regoli l`economia e sanzioni pesantemente chi viola le norme, per evitare tali degenerazioni.
In realta`, se e` vero che regole e sanzioni sono assolutamente necessarie, un` eccessiva presenza statale nell`economia e una "burocratizzazione" di questa non fa altro che aumentare inevitabilemente il ricorso alla corruzione e alla politica dei favori.
L`unico vero rimedio concerne l`unico attore della sfera politico economica: l`uomo.
Per il buon funzionamento del "contratto sociale" che lega gli uni agli altri nella societa` l`individuo deve essere responsabile. Questo significa che non puo` permettersi di non riconoscere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, i mezzi dai fini.
All`interno della societa`, l`individuo e` riconosciuto ed accettato come un unicum, un essere umano con un`anima e una coscienza. E` libero di scoprire il proprio potenziale e perseguire il suo legittimi interessi ma, nel fare cio` deve rispettare gli altri (come persone prima di tutto) i loro bisogni, i loro diritti.
Egli e` responsabile del suo benessere e di quello della sua famiglia ma, nel contempo, ha il dovere come membro di tale comunita` di contribuire al benessere di essa attraverso buone opere.
Questi principi devono essere applicati anche all`economia, che non puo` essere un `isola amorale ed avaloriale, perche` cio` comporta pesanti ripercussioni su tutto il resto.
Allo stesso tempo credo che questi valori possano avere il suo fondamento, principalmente, nella tradizione giudaico cristiana, l`unica che considera la persona un unicum irripetibile ponendola al centro del mondo.
Alessandro Bertonelli


1 commento:

  1. Concordo pienamente con il tuo articolo..
    però vorrei scendere un pochino in profondità.. se l'uomo avesse chiaro il suo posto nel cosmo, metà dei problemi sarebbero risolti..

    Comunque l'uomo al centro dell'economia e l'etica come anima del mercato sono due ottime carte vincenti..

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