martedì 7 aprile 2009

La rivoluzione di Taradash


A Livorno lo chiamano già "l'uomo della riscossa". Quella che nella città dove è nato il Pci - era il 21 gennaio 1921 e al Teatro Goldoni si consumava la scissione della Frazione Comunista dal Partito Socialista - il centrodestra attende, rincorre, sogna da sessant'anni. Traguardo tutto salita, non c'è che dire, perché lo "zoccolo duro" ha ancora una radice ben piantata nella società (in termini di consenso e di tradizione culturale) e perché il centrodestra è fermo al 24 per cento delle amministrative 2004.
Eppure è altrettanto vero che la roccaforte rossa dove la gestione del potere è stratificata tra porto, municipalizzate e urbanistica mostra crepe e scricchiolii... sinistri. E la "cartina di tornasole" è tutta nel puzzle di candidature che nel centrosinistra si va componendo, con due ex Pd in campo l'uno contro l'altro e Rifondazione che, forte del suo 10 per cento, resta determinante per i democratici.
E' qui che Marco Taradash raccoglie e rilancia la sfida del Pdl per la conquista del Comune. La sua candidatura a sindaco, ufficializzata sabato e voluta fortemente dai vertici nazionali e toscani del partito con Matteoli e Verdini in testa, è la chiave per andare all'assalto della fortezza post-comunista e garantire il governo dell'alternanza.
Livornese doc, giornalista, una lunga militanza politica di rilievo nazionale prima con i Radicali (europarlamentare), poi in Forza Italia (deputato), nel 2005 ha fondato insieme a Calderisi, Della Vedova e Palma il movimento dei "Riformatori liberali", saldamente collocato nell'alveo del Popolo della Libertà. Affronta la "battaglia" con l'elmetto in testa, cioè con la caparbietà che serve per "dare alla mia città un futuro diverso, per rompere il muro che qui la sinistra in sessant'anni di giunte monocolore ha tirato su, controllando ogni ganglio della società". E con la stessa determinazione non nasconde l' obiettivo: "Io corro per vincere". Sul suo nome fa quadrato anche la Lega oltre alle forze che compongono il Pdl, mentre l'Udc deve ancora decidere se stare in coalizione o presentare un roprio candidato.
Dovrà vedersela con il sindaco uscente Alessandro Cosimi, al primo mandato (cinque anni fa prese il 55 per cento) e per questo "risparmiato" dal passaggio alle primarie, come da statuto Pd. Ma nel campo del centrosinistra c'è un outsider che potrebbe rosicchiare consensi ai democratici e che dai democratici proviene: è l'ex sindaco Gianfranco Lamberti, sceso in pista alla guida di una lista civica in aperto contrasto con la linea dei suoi (ex) compagni.
C'è poi il rebus Rifondazione: se il partito di Ferrero decidesse di correre da solo, per Cosimi le cose si complicherebbero. Ed è per questo che dai ranghi democratici è scattato un corteggiamento serrato ai comunisti "duri e puri", molto probabilmente destinato a tradursi in un accordo elettorale che si tiene solo sulla conservazione del potere, visto e considerato che alle precedenti amministrative i rifondaroli scesero in pista con un candidato alternativo a Cosimi.
Sono tre le ragioni che Taradash argomenta per spiegare chi glielo ha fatto fare. "C'è un motivo altruista - spiega il candidato per il centrodestra - nel senso che i partiti e tantissimi cittadini mi hanno sollecitato a candidarmi in una città che ha bisogno di una novità importante per sfidare il potere rosso. C'è un motivo egoistico: a me piacciono le elezioni dirette, la politica che nasce dal contatto reale e diretto con la gente, senza troppe intermediazioni dei partiti. C'è un motivo oggettivo: la necessità di voltare pagina, quello che Obama chiama "change", cioè di un cambiamento reale nella classe dirigente perché in sessant'anni le incrostazioni di potere frenano sviluppo e futuro, producendo una gestione soffocante che finora ha represso gli istinti vitali che fanno parte dei livornesi e della città".
Legge la partita delle amministrative come una "sfida aperta", nonostante il modesto trend del centrodestra e ne coglie un aspetto in particolare quando dice che si tratta di una "sfida politica ma pure culturale per dare ai cittadini la possibilità di una scelta reale, di un'alternativa concreta.
Io cerco di proporla". Sì ma come? "Intanto affermando i principi del centrodestra, la fiducia nelle energie individuali, l'ottimismo. Eppoi attraverso una visione diversa del ruolo dell' amministrazione comunale, che deve essere ricondotto alle sue funzioni reali: offrire servizi e non gestire le scelte di fondo della società".
Concetti che tradurrà nel programma elettorale secondo "uno schema essenziale e pragmatico" dice Taradash per il quale occorre lavorare molto sulla "valorizzazione delle capacità imprenditoriali e di lavoro della città, perché qui il Comune ha un ruolo centrale, c'è una stretta relazione tra attività pubbliche e private, la maggior parte dell'economia passa dal porto. L'altro obiettivo è limitare fortemente l'apparato burocratico e le distorsioni della mano pubblica".
Squilla il telefonino e il ragionamento si interrompe. Dall'altra parte c'è un livornese che gli urla "Dè, Marchino, siamo tutti con te, stavolta ce la giochiamo". Taradash sorride e risponde: "Sono pronto, e voi?".

Articolo di Lucia Bigazzi tratto da l'Occidentale

4 commenti:

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  3. Fine dicembre 2007, tempio italiano di Gerusalemme, io e Marco nominati insieme, io e Marco applauditi insieme, io reduce da un giro di tutta Israele con due gambe rotte (giro seguito da due mesi in sedia a rotelle, un mese con deambulatore, uno con due stampalle, uno con una stampella, uno col bastone, ma ne valeva la pena, oh se ne valeva la pena!), quante emozioni! Mi viene la pelle d'ora solo a ricordarlo!

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  4. Brutta candidatura.
    Mi spiego.
    Sulla persona niente da dire.
    Uomo integerrimo e professionista serio e conosciuto.
    Tuttavia a Livorno il centro destra perderà.
    E Taradash non andrà a fare il consigliere di opposizione o lo farà in modo blando e saltuariamente.
    Non è uno radicato sul territorio e per lui i problemi di Livorno sono qualcosa di cui ha sentito parlare.
    Magari in campagna elettorale insisterà su questi temi.
    Ma dopo la sconfitta sparirà.
    E'inevitabile.
    Meglio puntare su uno meno illustre e più presente.
    La prossima volta ricandidarlo.
    E adoperarsi per creare una classe dirigente del Pdl.
    Anche con i giovani protagonisti.
    Ventenni nelle liste a farsi le ossa.

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